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Cyberstalking: cos’è e come difendersi dallo stalking online

Il cyberstalking è una forma di molestia che avviene attraverso l’uso di tecnologie digitali. Con gli esperti di Dogma S.p.A. scopriamo come riconoscerlo e contrastarlo.

 
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Cyberstalking: cos’è e come difendersi dallo stalking online

Il cyberstalking è una forma di molestia che avviene attraverso l’uso di tecnologie digitali. Con gli esperti di Dogma S.p.A. scopriamo come riconoscerlo e contrastarlo.

1. Cos’è il cyberstalking?

Il cyberstalking è una forma di molestia che si perfeziona attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali. Questa minaccia consiste generalmente in comportamenti persistenti e indesiderati da parte di una persona che usa strumenti digitali come social media, e-mail, o messaggi per spiare, molestare o intimidire un’altra persona. I comportamenti possono manifestarsi come invio reiterato di messaggi offensivi, minacce o con il monitoraggio continuo delle attività online.  

L’aumento dell’interazione online ha trasformato questo fenomeno in un tema rilevante, che coinvolge sia aspetti legali che personali. Analizzare che cos’è il cyberstalking, come si manifesta e quali sono le possibili soluzioni è essenziale per comprendere e affrontare questa realtà digitale. 

2. Differenze tra cyberstalking e altri reati informatici

Lo stalking informatico non va confuso con altre tipologie di reati informatici come il cyberbullismo o il cyber harassment

Il cyberbullismo è una forma di bullismo che avviene online o mediante dispositivi digitali e coinvolge comportamenti intenzionali e ripetitivi volti a ferire, intimidire o umiliare una persona. Il terreno preferito dai cyberbulli è sicuramente quello dei social network e delle piattaforme di messaggistica nelle quali un soggetto o gruppi di persone insultano, denigrano, dileggiano pubblicamente la vittima allo scopo di umiliarla o metterla in imbarazzo. 

I casi più gravi di cyberbullismo possono comprendere la divulgazione – senza consenso della vittima – di contenuti foto e video compromettenti per minare la reputazione e l’immagine. Anche l’esclusione da chat, gruppi o attività virtuali di una persona può rientrare nel campo del cyberbullismo. 

Una delle forme più pericolose comprende anche il furto di identità digitale. I cyberbulli o cybercriminali possono rubare il profilo o copiarlo, oppure ancora fingere di essere una persona e sviando il pubblico reale di quest’ultima. Rientrano nella casistica anche i falsi profili costruiti sulle app di dating con foto rubate alla vittima o i profili sui social come Instagram, Facebook e TikTok. 

Il cyberbullismo è particolarmente grave perché prende spesso di mira giovani utenti e può avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere delle vittime che, nei casi più estremi, possono arrivare a sentirsi sopraffatte tanto da arrivare al suicidio. 

Simile al cyberbullismo è il cyber harassment (dall’inglese: “molestia” o “persecuzione”) che consiste in un comportamento aggressivo, indesiderato e persistente che avviene sempre attraverso i mezzi digitali con l’intento di disturbare, offendere o intimidire una persona. Può quindi consistere in messaggi offensivi e reiterati con commenti denigratori inviati tramite e-mail, social media o piattaforme di messaggistica, nella pubblicazione di contenuti falsi o lesivi della reputazione delle vittime, di contenuti che incitano all’odio e in attacchi continui e ripetuti che generano un clima di disagio in chi ne è destinatario. Come nel caso del cyberbullismo i risvolti sono soprattutto psicologici ed emotivi.

Tutti questi comportamenti rientrano nel campo delle molestie informatiche

3. Cyberstalking: un reato previsto dal Codice penale italiano 

Il legislatore italiano ha introdotto, con il d.l. 11/2009, il reato di atti persecutori (la parola stalking ha origine più mediatica che giuridica) anche per rispondere all’aumento di questi comportamenti nella società, inserendo nel Codice penale l’art. 612 bis. 

Lo “stalking” (dall’inglese: “fare la posta”) perpetrato nel mondo fisico è qualificato come l’atto di chi con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. 

Chi mette in atto comportamenti reiterati come minacce telefoniche o via messaggio, si presenta fisicamente in modo intrusivo e non gradito nei luoghi frequentati dalla vittima, oppure tenta di avvicinare familiari o amici per ottenere informazioni o esercitare pressioni psicologiche, può essere ritenuto responsabile di atti persecutori. A norma dell’art. 612-bis c.p., la pena è aggravata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da una relazione affettiva con la vittima.

La stessa aggravante è prevista se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici ed è proprio questo che si configura come cyberstalking. 

I contorni della fattispecie di reato sono stati chiariti dalla Corte di Cassazione che più volte è stata chiamata a pronunciarsi su diversi aspetti, con particolare riguardo alla durata delle condotte persecutorie. 

Nella sentenza 11450/2019 il giudice delle leggi ha precisato che il reato è da ritenersi integrato anche solo in presenza di due condotte di lesioni, minacce e molestie consumate in un breve arco temporale, tale da far derivare comunque un perdurante stato di ansia nella vittima. 

La sentenza 19255/2019, di poco successiva, ha invece chiarito l’aspetto della durata di tali condotte. Secondo la Corte il reato si configura anche al verificarsi di singole condotte reiterate in un arco temporale ristretto, a condizione che si tratti di atti autonomi e che la reiterazione, benché temporalmente concentrata, sia eziologicamente connessa con uno degli eventi previsti dall’art. 612-bis c.p. A parere della Corte “non è necessario che la reiterazione delle condotte, per risultare persecutorie, si dipani in un arco temporale apprezzabilmente lungo, poiché ciò che rileva è che esse, considerate unitariamente, risultino idonee a ingenerare nella vittima un progressivo stato di disagio e di prostrazione psicologica”.  

SE VUOI APPROFONDIRE IL TEMA STALKING, LEGGI I NOSTRI ARTICOLI DEDICATI:

STALKING: CONSIGLI SU COME DIFENDERSI E DIMOSTRARLO

COME RICONOSCERE UNO STALKER

4. Come riconoscere il cyberstalking: segnali e comportamenti tipici

Lo stalking digitale può manifestarsi attraverso condotte molto diverse che però hanno tutte un unico obiettivo, quello di controllare la vittima o di creare uno stato di disagio in essa. 

Gli autori di questi reati tendono solitamente a operare un controllo ossessivo dei profili social della vittima (ad esempio interagendo con i post, scrivendo commenti frequenti, cercando di screditare la vittima) unendo questo atteggiamento all’invio ripetuto di e-mail o messaggi sfruttando contemporaneamente le diverse piattaforme a disposizione (messaggi privati sui social, su app di messaggistica o attraverso la posta elettronica). 

Nei casi più gravi lo stalker può anche cercare di accedere abusivamente ai profili della vittima o creare dei profili fake, uguali a quello della vittima. Anche il doxxing, cioè la condivisione di contenuti personali (foto, screenshot di chat private, ecc), è una tecnica spesso utilizzata da chi mette in atto queste dinamiche persecutorie. 

Talvolta, l’azione persecutoria può essere anche indiretta, ad esempio contattando persone vicine alla vittima per sapere se questa ha letto effettivamente i messaggi inviati. 

5. Prevenzione e buone pratiche contro il cyberstalking 

Il primo baluardo difensivo, per i reati informatici e telematici in generale, è la definizione di una attenta policy di sicurezza dei propri profili social. I dati personali devono essere tutelati e protetti da password efficaci che non vanno condivise con nessuno, nemmeno con persone che si ritengono affidabili in un certo momento (spesso il cyberstalking è una delle condotte tenute da ex partner che non si rassegnano alla fine di una relazione o persone interne alla propria cerchia di conoscenze). 

I profili social devono essere gestiti curando nel minimo dettaglio i parametri della privacy e, nel caso si tema di essere spiati o perseguitati, è buona regola bloccare i profili da cui proviene la minaccia (anche eventuali profili fake sui quali si hanno dubbi). 

Le regole sono quindi le stesse che valgono per tutelarsi da altri tipi di attacco informatico. È quindi utile dotarsi di sistemi antivirus efficaci, sistemi di doppia autenticazione così come può essere utile utilizzare delle VPN per navigare. 

Documentarsi e informarsi è una buona pratica da osservare in linea generale per essere sempre informati sui comportamenti spia che possiamo riscontrare nel quotidiano e per comprendere come difendersi. 

6. Cosa fare se si è vittima di cyberstalking 

Quando si è vittime di queste condotte persecutorie è bene denunciare tempestivamente i fatti alle autorità affinché prendano provvedimenti e blocchino sul nascere le condotte pericolose. 

È quindi fondamentale procurarsi delle prove facendo degli screenshot delle chat o un backup dei messaggi eccessivi e ripetuti così da fornire alle autorità di polizia tutti gli elementi utili a indagare e a intervenire nei confronti dei responsabili. 

È preferibile non rispondere ai messaggi, non cedere alle minacce e ai ricatti psicologici che i cyberstalker potrebbero mettere in atto. Parallelamente, come abbiamo già detto in precedenza, è consigliabile bloccare gli stalker sui social, segnalarlo ai centri di sicurezza delle piattaforme e cambiare il proprio approccio alla gestione della sicurezza online adottando tutti gli accorgimenti a disposizione. 

7. Quando e come denunciare il cyberstalking 

Come è stato chiarito dalla Cassazione sono sufficienti pochi messaggi reiterati in uno spazio temporale ristretto per configurare il reato di atti persecutori. Qualora ricorrano quindi i requisiti è possibile sporgere denuncia alle forze dell’ordine in quanto i reati di stalking e cyberstalking sono procedibili su querela della parte offesa.

Chi procede alla denuncia dovrà fornire elementi di prova (copia dei messaggi, screenshot, ecc.). In questo caso, al fine di ottenere prove efficaci e comprendere che cosa può essere utilizzato per denunciare e agevolare il compito delle autorità di polizia è possibile rivolgersi a un’agenzia investigativa che potrà fornire una consulenza completa e procedere anche alla raccolta delle prove. 

I tempi per assicurare una tutela alla persona offesa dipendono da vari fattori, tra cui la disponibilità e la qualità delle prove, la collaborazione della vittima e l’entità della minaccia. 

Nel caso di minacce particolarmente gravi o di comportamenti l’autorità giudiziaria può procedere a un’indagine più approfondita e i cyberstalker possono essere condannati dal tribunale a diverse misure cautelari come il divieto di avvicinamento. 

La pena per il reato di atti persecutori va da uno a sei anni e sei mesi di reclusione con un aumento previsto proprio per chi si rende responsabile di stalking digitale. 

8. Il ruolo di Dogma nei casi di cyberstalking 

L’agenzia investigativa Dogma SpA può aiutare le vittime di stalking e cyberstalking, offrendo una tutela e una consulenza nella raccolta di prove e nell’individuazione dei responsabili. 

Dogma SpA, prima agenzia investigativa in Italia a dotarsi di una divisione di psicologia investigativa, è in grado di tracciare un profilo personologico dell’autore di stalking nei casi in cui risulti ignoto e utilizzi account social fittizi. 

Grazie al rapporto con gli studi legali Dogma è inoltre in grado di fornire un supporto tecnico-legale completo alla vittima, assistendo e guidando la vittima nella raccolta delle prove che potranno poi essere fornite alle forze dell’ordine, fornendo altresì una piena collaborazione per facilitare le indagini e ridurre i tempi di intervento. 

È fondamentale sottolineare che l’investigatore privato, in quanto titolare di regolare licenza di polizia rilasciata dalla Prefettura competente, opera secondo rigidi criteri professionali e normativi. Questo garantisce che ogni attività sia svolta nel rispetto della legalità, minimizzando il rischio di discovery e assicurando che le azioni messe in atto non abbiano impatto diretto sulla persona oggetto dell’indagine. Tale risultato è possibile grazie all’esperienza dei professionisti di Dogma SpA, che supervisionano ogni intervento.

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